Startup e Social Media: gli Errori da Evitare

Una delle esigenze più pressanti delle startup è quella di farsi conoscere prima possibile al grande pubblico. Per farlo è d’obbligo passare per i social media. La presenza online, quindi, appare come un requisito indispensabile. A patto che sia presenza di qualità. Il rischio è infatti quello di incappare in numerosi errori. Come fare per evitarli? Ninja Marketing li ha elencati e ha offerto delle soluzioni.

Non scegliere il social network giusto. Di social network ne esistono a centinaia, ma essere presenti non vuol dire solo creare un account bensì interagire con gli utenti e sfruttare le specificità della piattaforma. Quindi è necessario, prima di operare la scelta, verificare che il social sia coerente con il proprio target e i propri obiettivi.

Ignorare il content marketing. Al giorno d’oggi, la comunicazione persuasiva – se prettamente promozionale – non ha grande appeal presso la maggior parte dei target. Occorre quindi fare marketing offrendo qualcosa e facendo apparire l’offerta quanto più disinteressata possibile. Il content marketing è la via da percorrere.

Scindere social media da B2B. I social network non si riducono a Facebook. Ci sono un sacco di piattaforme frequentate da fornitori, possibili partner e così via. Basta, appunto, scegliere la piattaforma giusta. E non va dimenticato che i lavoratori sono anche persone comuni (e quindi frequentano i social generalisti).

Pensare che i social network non portino nuovi clienti. Ogni nuova interazione è foriera di un potenziale cliente. Basta frequentare i gruppi o le pagine giuste. Linkedin, da questo punto di vista, offre un ottimo connubio tra quantità di interazioni possibili e concentrazione del target.

Sbagliare la politica di adv. Innanzitutto non è detto che bisogni rinunciare per forza all’organico. Molto spesso le campagne adv nei vari social possono essere molto utili. Lo sono, però, soprattutto se dobbiamo pubblicizzare specifiche offerte o eventi (piuttosto che una pagina).

Ignorare il personal brand. Alla gente piace sapere chi c’è dietro un prodotto, soprattutto se il rapporto cliente-azienda è mediato da una piattaforma non fisica. E dal momento che i fondatori si espongono, è necessario che curino il loro personal brand, in modo da aggiungere valore alle proprie attività.

Seguire una linea editoriale confusa. Quanti post dobbiamo pubblicare al giorno? Con che contenuto? Con che toni? Domande che trovano risposta in una sola parola: sperimentazione. L’importante, però, è che una volta deciso l’assetto lo si mantenga con coerenza.

Non gestire i social in-house. Farsi aiutare da un’agenzia rappresenta un’alternativa valida e spesso obbligata. L’errore da non fare è però delegare in toto la gestione della propria presenza online. Nessuno conosce il business dell’azienda come l’azienda stessa, dunque è necessario che questa dia il suo contributo.

Ignorare le opportunità HR. L’approccio alle risorse umane deve cambiare radicalmente. Se si cerca un talento, non è più sufficiente attirarlo con una buona offerta di lavoro. I professionisti oggi si basano su altri criteri, come l’empatia con i capi, una vicinanza tra la propria filosofia di vita e la filosofia aziendale, semplicemente status. Tutti elementi che possono emergere solo per mezzo di una presenza di qualità sui social.